Rapimenti, abusi e bambini arruolati: non dimentichiamoci di Goma

Cari fratelli e sorelle, come sapete, nel novembre scorso vi avevo mandato un messaggio per parlarvi della guerra dimenticata nel Nord-Kivu, in Repubblica Democratica del Congo. Nel mio viaggio di ritorno in Congo, sono di passaggio a Goma, dove mi sono reso conto di persona che la situazione non è migliorata, anzi. Dopo aver parlato con i miei confratelli e con la responsabile del VIS, l’ong salesiana, impegnati nei soccorsi umanitari, vi scrivo nuovamente per dirvi qual è la situazione degli sfollati.

Sono arrivato a Goma un giorno prima dell’arrivo di Papa Francesco a Kinshasa. In un primo tempo, il Papa aveva in programma di fare una visita lì, poi ha dovuto annullare questo scalo, per ragioni di salute e soprattutto di sicurezza. Ma nei tre giorni che ha passato a Kinshasa, ha voluto incontrare un gruppo di 50 persone in rappresentanza delle vittime della guerra nel Nord Kivu. C’erano testimoni e superstiti di massacri, donne che hanno subito violenza sessuale e che sono state mutilate, bambini rapiti e arruolati di forza per portare armi e bagagli dei ribelli, sfollati che hanno perso tutto e che vivono in campi di rifugiati interni senza speranza per l’avvenire… In tutte le celebrazioni e incontri della sua visita, papa Francesco ha denunciato con chiarezza la follia di questa guerra che dura da decenni e le ragioni economiche che la fanno durare: per primo, lo sfruttamento delle immense ricchezze del sottosuolo di questa regione. Ha invitato le autorità del Congo e degli altri paesi implicati nel conflitto a un impegno più chiaro e decisivo per la giustizia e per il bene comune ha indicato strade per arrivare alla pace.

Nel mese di gennaio 2023, la ribellione dell’M23 (gruppo di milizie) è avanzata sull’asse a nord-ovest di Goma, tagliando un collegamento molto importante che riforniva la città di vari prodotti. I combattimenti avanzando hanno bloccato i rifornimenti alla città su entrambi gli assi di approvvigionamento. Infatti, l’osservatore della società civile Roger Mwinihire in una dichiarazione ha affermato che: a Masisi stanno perseguendo due obiettivi: bloccare la strada che rifornisce di cibo la città di Goma, come hanno già fatto sul lato di Rutshuru, e in secondo luogo, Masisi è piena di minerali che vogliono sfruttare per rifornire i Paesi alleati che li accompagnano in queste azioni sporche”.

La conseguenza è che la maggior parte della popolazione dei villaggi circostanti è fuggita e la situazione nel Nord Kivu è notevolmente peggiorata. Quest’ultima ondata di violenza ha spinto decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case in cerca di una relativa sicurezza in diverse zone della provincia del Nord Kivu, tra cui Goma, e ha fatto sì che i tre campi da calcio del Centro Don Bosco Ngangi si sono riempiti di rifugi temporanei, circa 3.530 nuclei familiari, per un totale di 26.000 persone, tra cui 19.000 minori (10184 ragazze e 9043 ragazzi). Il sito di Ngangi non è un sito ufficiale, è quindi dimenticato dalle organizzazioni statali e parastatali.

I salesiani del Centro Don Bosco Ngangi, con la collaborazione dei volontari del VIS, hanno risposto all’emergenza con queste prime iniziative:

  • gestiscono la distribuzione di una pappa di soia e mais a 365 bambini sfollati e 357 adulti,
  • distribuiscono utensili da cucina a 300 famiglie e teloni a 120 famiglie,
  • attraverso l’installazione di rubinetti per l’acqua, viene effettuata un’opera di sensibilizzazione su igiene e sanificazione,
  • dal punto di vista sanitario 1.844 persone sono state presa in gestione, 84 ricoverate, 32 trasferite e sono stati effettuati 14 parti,
  • l’area è stata attrezzata con un’illuminazione adeguata e con la creazione di un comitato di sicurezza sul sito (squadra di 12 persone) per prevenire gli abusi.

Oltre a pensare di organizzare un progetto più grande, ovvero un accompagnamento psicologico e sociale delle persone e soprattutto interventi di educazione dei minori presenti.

Grazie di cuore per tutto quello che fate, preghiamo insieme perché il Signore ci benedica e ci conceda la pace, in Congo e dappertutto. 

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