Un rifugio antiaereo e un campo polisportivo a Kyiv

L’anno scorso il consueto Concerto di Natale in Vaticano, organizzato e promosso da Missioni Don Bosco, fu un concerto speciale all’insegna della pace e della solidarietà, trasmesso in televisione la Giornata Mondiale della Pace, fu un concerto per l’Ucraina, un paese ancora oggi martoriato dalla guerra.  

“La nostra emergenza è la pace”, raccontava il claim, un messaggio per promuovere due progetti a sostegno delle case salesiane di Lviv e Kyiv: l’acquisto di strumenti e attrezzature sportivo per un programma di attività per i giovani che frequentavano gli oratori e i campi estivi di Lviv e la realizzazione di un rifugio sotterraneo antiaereo e sopra la costruzione di un campo polisportivo, un parco giochi e degli spazi che potranno essere convertiti facilmente una volta finita la guerra.

Il grande progetto, grazie all’aiuto di moltissimi benefattori, è stato concluso! I tempi sono stati molto lunghi a causa della guerra, i salesiani hanno dovuto attendere per i permessi di costruzione, il costante bombardamento della capitale Kyiv ha rallentato tutto e non è stato facile trovare una ditta per effettuare i lavori, in città ancora oggi mancano i lavoratori, centinaia di operai si sono dovuti arruolare nell’esercito.

I beneficiari diretti e indiretti del progetto del rifugio sono circa 225: 10 ragazzi e ragazze della scuola primaria, altri 10 della scuola media, 85 studenti che frequentano le scuole superiori o l’università, 40 animatori che promuovono attività sociali e pastorali e almeno 20 famiglie (4 persone in media) che partecipano alla Messa, a cui si aggiungono tutto coloro che vivono nelle vicinanze e che possono usufruire del rifugio sotterraneo in caso di bombardamenti.

La costruzione del rifugio ha contribuito a creare uno spazio sicuro e attrezzato, sono stati installati dei generatori di elettricità che aiuteranno ad affrontare la stagione fredda con possibili interruzioni di corrente.

Di seguito un ringraziamento speciale da parte di padre Michajlo Czaban e padre Maksym Ryabukha.

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