In Ucraina insieme ai giovani in un momento molto delicato

Venerdì 11 febbraio una delegazione di Missioni Don Bosco, insieme ad alcuni giornalisti appartenenti a diverse agenzie d’informazione e a testate cartacee e televisive, è partita per l’Ucraina. Un viaggio missionario per visitare le opere salesiane presenti nel Paese e cercare di comprendere lo stato d’animo e le aspettative dei giovani e delle famiglie in un clima perennemente teso.

In questi giorni di estenuante attesa, incertezza, ma anche di preparazione allo scoppio della guerra, all’invasione della Russia in territori ucraini, dopo che per settimane il governo di Putin ha schierato migliaia di soldati e carri armati al confine, la vita scorre abbastanza normalmente: la gente va al lavoro, gli studenti sono a scuola, nelle case salesiane si partecipa alla messa e si frequenta l’oratorio.
È però innegabile che dal 2014 il popolo ucraino sa che non ci sono certezze e che in questo momento per 70 km lungo il confine sono schierate le truppe di Putin: non solo a sud, come qualche anno fa, ma fino al nord, dai vicini della Bielorussia. La Russia sta minacciando da giorni di intervenire se la NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) non decide di rinunciare ad accogliere l’Ucraina e di conseguenza espandere la propria presenza verso est. Numerosi Paesi occidentali, in particolar modo gli Stati Uniti, hanno spedito armi, strumentazione militare e avvicinato i propri soldati nei Paesi confinanti, quali la Lituania, la Bulgaria, la Romania e la Polonia, mentre i tentativi di una risoluzione diplomatica vanno avanti, ma ad oggi nessuno accordo è stato preso.

Il programma del viaggio di Missioni Don Bosco sta prevedendo diversi incontri con le autorità religiose e rappresentanti della società civile e politica organizzati dal superiore provinciale dei salesiani in Ucraina, padre Michajlo Czaban e dal suo vicario padre Maksim Ryabukha. I nostri colleghi hanno visitato la Casa di Maria Ausiliatrice di Kiev, una delle scuole statali della capitale, incontrato i giovani dell’oratorio di Zhytomir, città a 110 km a ovest di Kiev, e successivamente si sposteranno verso Leopoli per visitare la casa-famiglia per minori orfani o in condizione familiare difficile e altre missioni salesiane nel Paese.

La famiglia salesiana insieme ai giovani cattolici di Kiev e di altre città (i cattolici sono una piccola minoranza nel Paese) ha risposto all’appello di Papa Francesco per pregare per la pace il 26 gennaio scorso, facendosi portatrice di un aiuto morale, ma anche materiale, sostenendo le famiglie in difficoltà in un Paese in cui un quarto della popolazione vive sotta la soglia di povertà.

I racconti delle ultime ore dei nostri colleghi confermano il clima teso, ma allo stesso tempo testimoniano la quotidianità che va avanti, nonostante oramai da diverso tempo ci siano diversi segnali che ci dicono quanto tutti cerchino di essere preparati al peggio. Nella scuola statale di Kiev, accanto alle normali attività scolastiche, ci hanno spiegato che ogni settimana i ragazzi devono seguire due ore di lezione dedicate alla difesa in caso di un attacco imminente. I ragazzi e le ragazze le vivono come un’attività tra le tante, come se fosse normale imparare a prendere la mira. La verità è che ogni scuola ha l’obbligo di avere un rifugio in cui nascondersi. Per questa scuola ha significato trovare negli scantinati un ambiente che potesse ospitare i suoi 500 studenti, dai 6 ai 16 anni, garantendo loro un riparo per qualche ora, con cibo e acqua a sufficienza per tutti. Sperando che l’attesa risulti vana.

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