Un’infanzia degna per i bambini del Benin

La condizione dell’infanzia in Benin purtroppo non si discosta da altre situazioni presenti in molti paesi africani e non solo. Diverse violazioni dei diritti dei bambini, nonostante gli sforzi compiuti a tutti i livelli per proteggerli, persistono e rendono ancora ipotetico l’affrancamento da una situazione che per molti ragazzini e bambine rappresenta la quotidiana realtà.

La violenza come “metodo educativo” è ancora radicata sia a livello famigliare sia nell’ambito della scuola. Per questo motivo molti bambini fuggono dal contesto familiare per spostarsi nelle grandi città del Benin con l’illusione di ritrovare la libertà e il benessere assenti nel loro ambiente originario.

Nel sud del Benin lo sfruttamento economico, soprattutto nei mercati e nei crocevia, rimane una piaga che si fa fatica a sradicare: in un sondaggio fatto alcuni fa 7.882 bambini risultavano lavorare in tre mercati, quasi il 90% dei quali a Cotonou e Porto-Novo. Molti ragazzini vivono in strada e la prostituzione minorile in città come Cotonou e Porto-Novo non fa più notizia. La questione della mobilità/migrazione dei bambini dovuta all’attrazione dei mercati di Dantokpa, Azèrkè e Ouando espone i bambini a diversi rischi di violazione dei loro diritti. Più di 700.000 bambini di età compresa tra 10 e 17 anni (il 46% della fascia di età in questione) in Benin non frequentano la scuola.

A volte sono gli stessi genitori, pur in mancanza di un contesto famigliare violento, che “vendono” i loro figli a qualche adulto: nella migliore delle ipotesi finiscono a lavorare da qualche artigiano o presso una famiglia più agiata, in condizioni di schiavitù.

In questo contesto Foyer Don Bosco, un’opera salesiana presente a Porto-Novo, risulta essere l’unica missione che lavora da diversi anni per la tutela, l’educazione, il reinserimento sociale e familiare dei bambini abbandonati o costretti a vivere in strada.

Il modo più semplice ed efficace per entrare in confidenza con questi ragazzini sfortunati è quello di incontrarli nel loro ambiente, nelle strade durante le ore notturne o nei crocicchi dei mercati durante il giorno, dove raggranellano qualche soldo per poter mangiare.
Accogliere bambini che non conoscono più regole, che sono abituati a vivere di stenti, che non hanno più fiducia negli adulti, richiede un impegno che necessita di svilupparsi su più fronti, dal garantire che vengano soddisfatte le necessità primarie fino a fornire loro un adeguato supporto psicologico.

Lo scopo che si prefiggono i salesiani è quello del pieno recupero sociale, che passa attraverso il reinserimento scolastico e cha ha come obiettivo finale, quando possibile, il riavvicinamento alla famiglia di origine, con un percorso che parallelamente accompagna i bambini e i loro genitori.

A tutti, bambini/e e ragazzi/e, si dà la possibilità, oltre al recupero scolastico, di imparare un mestiere. Non esiste riscatto sociale senza la consapevolezza che è solo con una formazione umana e professionale adeguata che ci si può lasciare alle spalle un’infanzia vissuta in modo terribile: per chi non ha potuto avere una vita serena da bambino è doveroso almeno garantire una vita adulta degna del suo nome.

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