I centri di Piazza Armerina e Aidone: due modelli di accoglienza migranti

Attualmente, la comunità di Aidone consta di 15 abitazioni e ospita 82 persone, di cui 41 beneficiari SPRAR, con 2 nuclei familiari. Diversi sono i paesi di provenienza degli ospiti: Egitto, Pakistan, India, Nigeria, Mali, Gambia, Somalia, Sudan, Senegal, Ghana, Bangladesh, Guinea, Nigeria.

A Piazza Armerina i migranti sono accolti nel centro collettivo Ostello del Borgo e in 5 abitazioni, per un totale, ad oggi, di 89 persone, di cui 43 beneficiari SPRAR, provenienti da Afghanistan, Nigeria, Pakistan, Costa d’Avorio, Bangladesh, Senegal, Gambia, Mali, Guinea.

“Complessivamente, abbiamo avuto la fierezza di accogliere circa 350 persone: 235 Piazza Armerina e 113 Aidone”, racconta Roberta La Cara, sociologa dell’equipe di Aidone. “La gestione dell’Associazione Don Bosco 2000 ha come sua caratteristica quella di aver svolto costantemente l’attività di accoglienza integrata: l’obiettivo è, pertanto, non solo quello di accogliere i gruppi migranti fornendo loro vitto e alloggio ma promuovere un ampio ventaglio di azioni e attività che danno vita a un vero e proprio programma di inserimento sociale e lavorativo, allo scopo di fornire ai beneficiari risorse materiali e immateriali spendibili nel tessuto sociale di approdo e nel mondo del lavoro anche nel momento in cui essi usciranno dalla comunità”.

Ispirandosi, dunque, al carisma salesiano, questi centri di accoglienza hanno ritenuto di fondamentale importanza l’ambizione di educare e rieducare i giovani beneficiari per consentire loro di proseguire la loro vita in Italia in maniera autonoma e indipendente, una volta acquisiti gli strumenti più opportuni per poter camminare da soli.

“La sistemazione dei migranti in comunità diffuse”, prosegue Roberta La Cara, “ha appunto lo scopo di agevolare il loro percorso di autonomia e autodeterminazione, orientandoli fin da subito a una gestione diretta e responsabile della loro abitazione, del bene comune e delle relazioni con gli altri. L’attributo ‘diffuso’ caratterizza la comunità per il fatto di essere costituita non da un centro collettivo ma da una serie di appartamenti destinati ad uso abitativo dei gruppi di migranti accolti”.

A promuovere e monitorare costantemente le attività dell’associazione Don Bosco 2000 è un’équipe multidisciplinare in cui le diverse professionalità coinvolte sono chiamate a riconoscere e fronteggiare particolari situazioni di vulnerabilità e disagio.

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