Gli slum di Delhi, non ho parole – Diario di viaggio in India

14 settembre, Milano

Sono le 8.30 del mattino all’aeroporto di Milano Malpensa, sto aspettando la chiamata per imbarcarmi per il prossimo viaggio missionario in compagnia della nostra fotografa Ester. Questa volta in India, dove il carisma di Don Bosco si è diffuso in modo incredibile, con tante opere, soprattutto tra i più bisognosi. Non vedo l’ora di essere lì per conoscere, ascoltare nuove voci, nuove storie di vita, nuovi volti. Tutto diventerà parte della storia di Missioni Don Bosco che non conosce frontiere, sono pronto a scrivere questa nuova pagina della nostra storia.

15 settembre, Nuova Delhi

Atterriamo a Nuova Delhi verso le 2.30 del mattino. É stata una lunga giornata, ma la stanchezza non mi ha tolto la gioia di incontrare i miei fratelli salesiani, alcuni dei quali già conosco. Dopo mezz’ora di viaggio siamo arrivati alla casa salesiana dove staremo due notti.

Dopo la colazione, abbiamo celebrato la Messa, mettendo nelle mani di Dio la giornata di lavoro che ci aspettava, ma soprattutto le persone che avremmo incontrato. Abbiamo pranzato e poi siamo partiti per incontrare coloro che sono davvero i preferiti del Vangelo. Dopo un’ora di strada siamo arrivati nell’estrema periferia della capitale, in un grande slum sulle rive di un fiume. I salesiani, in questi luoghi dimenticati, portano aiuto concreto. Lì abbiamo incontrato un’équipe medica che una volta alla settimana si reca sul posto portando medicine e assistendo le persone, la maggior parte donne con i loro bambini. Sotto un tetto, dove il caldo era davvero torrido, il medico e l’infermiera si occupavano della lunga fila di madri e bambini in attesa di essere assistiti. Una visita che spesso si riduce a pochissimi minuti in cui il paziente racconta con parole sue i sintomi, un dottore cerca di capire la natura del problema e un’infermiera su indicazioni del medico dona le medicine di cui necessitano, tagliando i blister con le forbici: non una pillola in più può essere regalata, serve a qualcun altro.

Abbiamo incontrato circa 30 bambini tra i 4 e i 10 anni. Con loro c’era un educatore. Alcuni bimbi scrivevano delle parole su un quaderno copiandole da un libro – probabilmente facevano esercizi di scrittura; altri studiavano su delle schede in cui era disegnato il corpo umano. Mi sono presentato, li ho accarezzati e li ho lasciati continuare il loro lavoro, erano molto concentrati. Mi girava un po’ la testa e ho iniziato a farmi tante domande, qual sarà il futuro di questi bambini?

Poi ci siamo diretti verso un’area molto verde. Da lontano abbiamo iniziato a intravedere delle baracche fatte con dei tronchi, teli di plastica e tutto ciò che poteva essere usato per coprirsi e tenere lontana la pioggia. Più ci avvicinavamo e più i bambini si avvicinavano a noi; ci siamo fermati e abbiamo chiesto a una signora se poteva mostrarci la sua casa: il tetto era più basso di me, il caldo all’interno, a causa della plastica, era soffocante. Accanto c’era un’altra piccola capanna, una specie di palafitta… poche settimane prima la piena del fiume ha allagato l’area e ha portato con sé molti serpenti, per questo costruiscono le capanne rialzate.

Cosa dire, non avevo parole per dire nulla, potevo solo guardare, camminare in silenzio, senza fare domande, cercavo di far sì che il mio cuore si riempisse degli sguardi dei piccoli, di quelli che erano seduti sotto gli alberi. I loro volti parlavano solo di assenze. Incontrare una povertà così cruda mi lascia senza parole, mi fa pensare, pregare e nient’altro. Questa è la realtà? Il mondo qui si è fermato? Cosa è accaduto? Posso solo ringraziare con tutto il cuore i salesiani che ogni giorno lavorano per cambiare le cose.

Salute ed istruzione sono i due pilastri su cui poggia il riscatto di chi non ha nulla da perdere perché nulla possiede. Oltre ai due pulmini che girano negli slum per garantire le visite mediche uno dei luoghi in cui i salesiani possono anche operare è un tempio messo a disposizione dalla comunità Hindu. Mentre le mamme e i papà aspettano il loro turno per essere visitati, i bambini si dedicano ai compiti sotto una tettoia. Il tema dell’istruzione passa anche attraverso la scuola informale: non importa se non si hanno a disposizione i banchi, ciò che conta è sostenere il diritto allo studio, far comprendere fin dalla più tenera età l’importanza di saper leggere, scrivere, fare di conto.

Con l’équipe ci siamo poi spostati in un’altra baraccopoli dove vivono 600 persone, migranti dell’Uttar Pradesh, uno degli stati indiani più poveri. Stesse abitazioni: tronchi, sacchi di plastica. Povertà ovunque, bambini nudi, un odore nauseabondo, rifiuti e sporcizia ovunque. Impossibile descrivere quello che ho provato camminando in mezzo a tanta miseria. Abbiamo concluso la giornata visitando un terzo slum in cui tutti erano impegnati nella raccolta dell’immondizia, che selezionano e rivendono. Le scarpe non più utilizzabili non vengono buttate via, diventano combustibile per accendere i fuochi domestici, una volta rivendute ad altri poveri che non possono permettersi altro. Tornando alla comunità sono rimasto in silenzio, avevo solo punti interrogativi. Abbiamo finito la giornata e sono andato a riposare pensando alle tante persone che vivono un’intera vita negli slum…

16 settembre, Nuova Delhi

Sono le 7 del mattino e ci riuniamo con la comunità per celebrare l’Eucaristia, che è quella che dà forza e senso a tutto: è lì che devo trovare le risposte a tante domande che mi sono posto ieri durante le visite nelle baraccopoli. Siamo partiti per visitare alcuni centri che si occupano dell’accoglienza dei migranti. L’azione salesiana è una risposta eccezionale a una situazione che non è diversa da quella di altri Paesi e che, tuttavia, non sempre apre le porte a tutti coloro che cercano un luogo dove migliorare la propria situazione di vita. Il centro è molto ben organizzato e le attività offerte alle famiglie sono davvero preziose.

Successivamente ci siamo diretti al Don Bosco Ashalayam, un grande centro che accoglie e sostiene bambini di strada e giovani delle baraccopoli: qui circa 120 ragazzi e ragazze trovano ogni giornoun luogo sicuro dove dormire, mangiare e studiare. I salesiani gestiscono anche 3 child line, servizi di assistenza telefonica gratuiti, sempre attivi, per segnalare casi di abusi sui minori, sfruttamento minorile o situazioni familiari difficili.

Quando arrivo in un’opera vengo sempre accolto con grande cordialità, un mazzo di fiori e un foulard di benvenuto, oltre a balli e canti dei bambini, un piccolo spettacolo insomma.

Abbiamo salutato la comunità sotto la pioggia e ci siamo diretti all’aeroporto per prendere il volo per Ranchi, capitale dello stato del Jharkhand. Ad attenderci c’era un gruppo di ragazzi che ci hanno accolti al buio con un canto di benvenuto. Ci siamo sistemati e abbiamo cenato, il mattino seguente ci sarebbe stata la Messa domenicale. Avevo grandi aspettative per questa celebrazione, i salesiani mi hanno detto che ci saranno tante persone. In vari momenti, ieri come oggi, ho pensato molto al lavoro quotidiano di Missioni Don Bosco, ai nostri benefattori e a tutto il bene che si può fare; al fatto che ci sono tantissime persone che sono dimenticate, che vivono ai margini. Le cose non cambiano solo parlando o facendo promesse, ma migliorano quando ci si rimbocca le maniche, quando chi vive dalla parte del privilegio si dedica a coloro che sono dall’altra parte.

Padre Daniel Antúnez

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