Là dove la guerra distrugge, la speranza costruisce ancora

La martoriata Ucraina ha fra i suoi “buoni samaritani” l’intera casa dei salesiani che – con i suoi mezzi – se ne prende cura: arriva anche dove le bandiere non possono sventolare, dove la solitudine e l’abbandono creano un silenzio drammatico. Abbiamo fatto una chiacchierata con padre Michajlo Czaban a lato della sua venuta a Valdocco e al Colle Don Bosco per partecipare alla prima professione di un novizio ucraino formatosi a Torino negli ultimi anni.

“È stata una grande festa perché il giovane novizio è diventato salesiano. È uno dei giovani che ha conosciuto il carisma attraverso la partecipazione alle diverse attività giovanili da noi proposte: corsi per animatori, oratorio, incontri estivi. Questo avvenimento dà anche una speranza affinché questo impegno continui, che abbia successo. In questo momento, noi salesiani cerchiamo di fare tutto quello che possiamo per la formazione nelle scuole, professionale e ginnasio. Abbiamo i centri per il doposcuola, una casa-famiglia, attività sportive per bambini e per le persone che hanno subito amputazioni per la guerra in corso.

Con la guerra vogliamo fare il più possibile per dare a questi giovani momenti di gioia e di felicità, anche se la guerra ci limita molto, ma cerchiamo di assicurare a tutti i nostri ospiti anzitutto la sicurezza. Gli attacchi russi avvengono soprattutto di notte, ma capitano anche di giorno: la protezione degli spazi in cui accogliamo i giovani, dunque, è elemento importante del servizio che noi rendiamo a loro.”

 A Lviv, nella parte occidentale del Paese, continuano ad arrivare famiglie provenienti dall’Est Ucraina. Le città e le campagne sono attaccate dalle forze russe e i profughi arrivano e cercano posti più sicuri, ci racconta padre Mykhaylo. “Vediamo tutto anche attraverso gli occhi del nostro padre Andry che continua a stare con quelle famiglie nel piccolo centro composto da case modulari che abbiamo chiamato Mariapolis, qui vivono circa 250 bambini, molti anziani e tanti invalidi. Il numero degli ospiti non scende mai perché per qualcuno che va, c’è qualcuno arriva.”

I salesiani cercano anche di proporre diverse attività, quest’anno oltre a portare i più piccoli in vacanza in montagna, sono riusciti a donare momenti di gioia anche agli anziani: hanno portato anche loro, lontano dalla quotidianità della guerra. Continuano a garantire alimenti a 350 persone, le più vulnerabili: gli anziani, i malati, gli invalidi e le famiglie più povere con bambini. “Se terminiamo questa assistenza, sarà molto, molto difficile per loro rimanere senza neanche un pasto caldo al giorno. Non potendo lavorare, non possono vivere solamente con il piccolo sostegno economico statale.”

La gente vuole tornare alla vita normale, continua a lavorare anche nelle aree dove magari la terra può essere minata: si smina e si riprende. I salesiani, grazie ai missionari don Oleg e don Gregory, continuano a portare i viveri ogni mese nelle zone di frontiera dove vivono famiglie che avendo perso il lavoro, non hanno più niente, riescono a malapena a sopravvivere. Fra i volontari che preparano quei pacchi, è importante ricordare che ci sono anche i bambini ospiti della casa-famiglia di Lviv che molti benefattori sostengono da qualche anno.

Ringraziamo di cuore padre Michajlo e i suoi confratelli per il suo prezioso lavoro!

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