I Figli di Don Bosco giunsero in America nel 1875: il loro passaggio fece fiorire luoghi e situazioni in cui si affermò la devozione a Maria Ausiliatrice in tutto il continente, e la prima terra in cui germogliò questa devozione fu proprio l’Argentina. Partiti con il mandato di occuparsi degli italiani emigrati nel Paese, trovarono accoglienza dapprima alla Mater Misericordiae, la parrocchia del difficile quartiere di Monserrat di Buenos Aires, lì dove era avvenuto il primo insediamento della colonizzazione spagnola di questa parte del Sud America.
La prima ondata evangelizzatrice era stata portata dai gesuiti, che avevano fondato una chiesa dedicata a Santa Maria di Monserrat, come quella dell’importante monastero della Catalogna. La devozione alla Vergine condivisa dagli europei venne trasmessa ai popoli indigeni che, trovando forti richiami alla tradizione della Pachamama, ne riconobbero la protezione materna. Se in questo modo si riconosce alla Madonna il ruolo di mediazione fra due grandi culture, che pure si sono incontrate nella violenza della conquista militare, la figura di Maria rappresentò un’ulteriore mediazione quando i Figli di Don Bosco portarono la forza dell’affidamento a Lei come ragione della loro opera per la crescita umana e spirituale delle popolazioni, di antico e nuovo insediamento nel Paese sudamericano. Perché, i salesiani, toccarono con mano l’aiuto di Maria nella loro azione quotidiana… Dopo il servizio alla “Mater” venne affidata loro la parrocchia di San Carlo: è qui che nacque il santuario di Maria Auxiliadora che diventerà il centro della loro presenza. Con l’architettura che ancora oggi parla attraverso una densità di simboli e di richiami biblici, questo edificio stupirà il futuro papa Pio XII in occasione del Congresso eucaristico del 1934.
Il professor Flavio Sturla, storico del Collegio Pio IX di Buenos Aires, ci racconta il luogo più sacro della Basilica di Maria Auxiliadora
Come nell’arte, attraverso la quale comunicarono a tutti le parole della Bibbia, i salesiani crebbero anche nel coraggio e nell’abilità di affrontare ciò che Don Bosco chiese con forza al fidato don Giovanni Cagliero, posto a capo del gruppo di confratelli partiti dall’Italia, quando sembrava che non ci fossero sbocchi verso la Patagonia e la Terra del Fuoco. Maria Ausiliatrice diventò così Madre della Missione, e accompagnò i primi salesiani “ai confini del mondo”. La gratitudine e la devozione del mondo salesiano all’Ausiliatrice perdurano ancora oggi con pari intensità. Il santuario di Buenos Aires accoglie moltissime persone il 24 maggio. “Durante la Novena, tutte le nostre opere vivono un giorno di pellegrinaggio” spiega don Dario Perera, ispettore dell’Argentina Sud, “e l’intero quartiere di Almagro in cui si trova partecipa alla Festa”.
In ogni chiesa retta dai salesiani una statua o un altare sono dedicati a Maria. In quella della parrocchia di san Giovanni Evangelista, nel territorio de La Boca, ve ne sono due.
Il parroco, don Alejandro Leon, è testimone di un evento straordinario avvenuto per intercessione dell’Ausiliatrice. Nel 2000, all’inizio della novena del 16 maggio, c’era stata una tormenta molto forte che distrusse la cupola: sembrava il colpo finale alla stabilità del tempio, che nel 1951 aveva già subito un crollo. Soprattutto sembrava decretata la fine di questo luogo di culto, condiviso dagli immigrati giunti da ogni regione dell’Italia. Incoraggiati dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio, i salesiani rimasero fedeli alle celebrazioni, facendo in modo che la processione della statua potesse concludersi nella parte rimasta agibile della chiesa. Il giorno stesso, mentre l’economato dichiarava inaffrontabile la spesa di restauro per le sole risorse salesiane, una telefonata inattesa annunciò che qualcuno si sarebbe fatto carico della richiesta del prestito dalle banche, nonostante la crisi finanziaria del Paese non lasciasse in quella fase alcuno spiraglio per una possibile concessione. Ma un fedele, incontrato un paio di volte da padre Alejandro, si era fatto personalmente garante dell’intera operazione. Questo diede nuovo entusiasmo alla comunità parrocchiale, che intensificò la raccolta di fondi attraverso iniziative particolari: una maratona con 7000 partecipanti, spettacoli, pranzi di beneficenza, raccolte liberali.
Alla riapertura successiva dopo il restauro, il cardinale Bergoglio, che fu battezzato proprio lì in quella Basilica, benedisse il pieno ritorno dei salesiani in quella che è la prima parrocchia affidata alla loro congregazione fuori dall’Europa. “Oggi papa Francesco ci ricorda che, sull’esempio di sant’Artemide Zatti, siamo sempre chiamati a credere, a promettere e a sanare, a lasciare che Dio faccia i miracoli attraverso l’Ausiliatrice” ricorda con commozione padre Alejandro.