La capitale sognata da Don Bosco – Diario di viaggio in Brasile

Carissimi amici siamo arrivati in Brasile.

La prima tappa del viaggio è a Brasilia, la capitale federale del grande paese latino americano. È una città sognata da don Bosco cent’anni prima che venisse fondata. Ne parla in un suo sogno missionario assai singolare perché egli racconta che gli sembrava di sorvolare a volo d’uccello tutta l’America Latina e ad un certo punto indica in modo preciso le coordinate di posizione dove sarebbe poi sorta la nuova capitale del Brasile, solo negli anni ’60 del ventesimo secolo. Ne parla come “una terra promessa fluente latte e miele”. I fondatori della città tennero conto di questa predizione del santo dei giovani e proclamarono San Giovanni Bosco compatrono della capitale, assieme alla Vergine Aparecita.

Brasilia è una città di circa tre milioni di abitanti, in cui spicca per eleganza e maestosità il centro del governo politico della Repubblica brasiliana. Tutta l’architettura è moderna, compresa la Cattedrale, di una bellezza singolare.

I salesiani vi sono arrivati assieme ai primi abitanti proprio quando si costruivano le strade e le prime case di quella che doveva diventare la nuova capitale politico amministrativa del Brasile. Abbiamo due scuole con annessa la parrocchia. L’opera più grande è gestita insieme alle suore salesiane, le Figlie di Maria Ausiliatrice, e in essa vi anche un bellissimo santuario dedicato al compatrono della città, il santo dei giovani, don Bosco.

La presenza salesiana in Brasile però è molto antica. Con don Bosco ancora vivo, nel 1883 Mons. Lasagna – salesiano missionario in Argentina – divenuto poi vescovo in quelle terre, fonderà la prima opera in Brasile a Rio de Janeiro.

Ora in Brasile i salesiani sono una vera “potenza” educativa e pastorale. Gestiscono una rete di centinaia di scuole e opere sociali a favore dei ragazzi più poveri, che soprattutto in queste terre non mancano. Il Brasile è un paese di forti contraddizioni: accanto a persone che vivono nella ricchezza ci sono situazioni di povertà e degrado umano e sociale molto forti. Abbiamo tutti in mente le spiagge di Rio e alle spalle, abbarbicate sul pendio della montagna, le favelas dove le condizioni di vita sono tutt’altro che dignitose.

Sono proprio i ragazzi più poveri economicamente, affettivamente, culturalmente che danno senso alla presenza dei Figli di Don Bosco in questo grande paese. E l’affetto dei giovani brasiliani per don Bosco è davvero grande e si tocca con mano, don Bosco è per loro “padre” che offre una casa e affetto a chi non ne ha, e “maestro” che educa a diventare onesti cittadini e buoni cristiani.

Giampietro Pettenon

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