I salesiani lasciano la scuola di Khartum, ma continuano gli aiuti

I missionari salesiani sono stati costretti ad abbandonare la scuola tecnica San Giuseppe di Khartum a causa dell’avanzata dei paramilitari e dell’insicurezza della zona. Si sono rifugiati, insieme alle Figlie di Maria Ausiliatrice, a diversi chilometri di distanza. “I proiettili entravano nelle stanze, abbiamo preso giusto alcuni vestiti e ce ne siamo andati”, spiega il Direttore della comunità.

In Sudan da più di due mesi gli scontri tra le forze armate sudanesi e le forze paramilitari della Rapid Support Forces non si fermano, tutto frutto dell’escalation delle lotte di potere tra il capo dell’esercito e il suo vice. Nonostante le tregue decretate, ma spesso non rispettate, la situazione peggiora di giorno in giorno.

Secondo l’OMS si contano oltre 900 morti e più di 6 mila feriti; circa 2,2 milioni sono le persone costrette a fuggire dalle loro case. La situazione è terribile, milioni di persone non hanno accesso a cibo, acqua, riparo e cure mediche.

“La velocità con cui il Sudan sta scivolando verso morte e distruzione è senza precedenti”, afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, “Senza un forte sostegno della comunità internazionale il Paese potrebbe rapidamente diventare un luogo senza leggi e irradiare insicurezza in tutta l’area.”

I salesiani di Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice sono gli unici religiosi ancora presenti nella capitale, Khartum. “Stiamo vivendo i momenti peggiori della guerra. In questi giorni ci sono state forti sparatorie, fuoco d’artiglieria e il rumore delle esplosioni a circa 100 metri dalla casa. Molte persone sono venute con i loro figli a rifugiarsi. Siamo andati con le suore nella cappella e abbiamo recitato il Rosario”, racconta il direttore. “Quando è stata colpita una delle stazioni di distribuzione del carburante più vicine, il fumo nero ha oscurato il cielo.” Nella capitale manca spesso l’elettricità, i trasporti sono bloccati da giorni e le comunicazioni sono molto complesse, è difficile capire cosa sta succedendo.

Nonostante la situazione molto difficile, i missionari hanno organizzato un piano di aiuto alla popolazione sfollata: distribuiscono beni di prima necessità, cibo e acqua, coperte, vestiti, teli di plastica per coloro che hanno abbandonato le proprie case e sono costretti a vivere in delle specie di capanne in un campo sfollati. Il programma di risposta all’emergenza consiste anche nel garantire strutture igienico-sanitarie per la prevenzione di malattie e servizi di sostegno psicosociale per stare al fianco chi ha subito violenze e abusi.

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