Essere consapevoli, sapere insieme, al di là e al di qua del Mediterraneo

VIS – Volontariato Internazionale per lo sviluppo e Missioni Don Bosco hanno lanciato insieme in Italia e nell’Africa subsahariana una grossa campagna per aiutare la gente ad aprire gli occhi: chi sta sulla sponda nord del Mediterraneo spesso non vede oltre le coste e ignora le storie di vita e le situazioni difficili, tragiche e disperate, che stanno dietro il movimento migratorio.  Chi sta dall’altra parte, tra il Sahara e l’Atlantico, e sogna l’Europa, nella stragrande maggioranza dei casi non ha la minima idea di che cosa sia il deserto e di che cosa sia il mare: mai visto su nessuna cartina geografica perché nei villaggi le scuole – dove ci sono – non possono permettersi questo tipo di sussidi didattici. Un muro incatramato che fa da lavagna è il meglio della didattica che ci si può aspettare.

Diventare con-sapevoli: sapere insieme, al di qua e al di là del mare, come stanno veramente le cose è un primo passo importante per cambiare e fare scelte più rispettose della vita propria e altrui.

Una famiglia che migra da nord a sud ha nel DNA dei figli che nascono la migrazione come un modo di far fronte al futuro quando il presente si fa arduo e  senza prospettiva alcuna di miglioramento. Se mio padre è migrato perché non dovrei provare anch’io a farlo? Visto che ho nulla da perdere tanto vale giocare tutto per tutto, puntando all’eldorado dei bianchi. Che cosa si conosce dell’altra sponda? Il vuoto lasciato dall’assenza di cartine geografiche è stato saturato di colpo dalle foto mandate coi telefonini di chi c’è la fatta  ad approdare ‘abroad’: è la parola magica di ciò che sta dall’altra parte, con immagini che parlano sempre di abbondanza e successo. Che cosa costa fare una foto col cellulare davanti a una macchina di lusso o a una villa da vip?

Essere umani: se siano onesti non possiamo fare a meno di riconoscere che dietro queste scosse di assestamento dell’umanità che si muove e  cambia la geografia sociale del nostro mondo ci sono fattori, comportamenti, scelte fatte da noi uomini: ci siamo tutti. Se la savana sta cedendo il passo al deserto la colpa non è del sole ma di quel che noi umani facciamo dell’atmosfera: è universalmente evidente (‘Laudato sii’ di papa Francesco). Se la differenza tra Europa e Africa è così radicata nell’immaginario come differenza tra il troppo e il troppo poco, forse più che sulla cartina geografica la ragione va cercata nei libri di storia. L’Africa Sub Sahariana nei tre secoli che han preparato  e alimentato la rivoluzione industriale in Europa ha perso più di venti milioni di esseri umani, forzatamente sradicati da casa loro come schiavi (tratta transoceanica e  tratta del mondo arabo).

‘Stop tratta: si tratta di essere umani’: uno slogan tanto moderno quanto antico. Prima o poi si paga il conto. Per chi scalpita e non vuole saperne di trovarsi alla cassa quando la storia senza consultarci apre le porte a milioni di nuovi arrivati, l’Africa ha un proverbio che taglia corto dibattiti e proposte politiche che sanno di ponte levatoio medioevale: ‘Non si ferma il vento con le mani’.

Padre Silvio

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