Il punto sul Congo: un paese senza pace e molto fragile

La Repubblica Democratica del Congo, lo Stato più grande e popoloso dell’Africa centrale, tra i più ricchi al mondo di risorse naturali, come diamanti, rame, oro, piombo e argento, è il quarto Paese con la percentuale più alta di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Secondo la Banca Mondiale, 1 bambino su 10 muore prima di aver raggiunto i 5 anni, il 72% vive con meno di due dollari al giorno, il 23% delle famiglie che vivono nelle aree rurali ha accesso all’acqua potabile e il 20% ai servizi sanitari. Un altro primato mondiale riguarda gli sfollati interni, rifugiati che sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni a causa della guerra, rivolte, persecuzioni religiose ed etniche, riporta Africa Rivista (rivista italiana dedicata al mondo africano). Solo nel 2016 gli sfollati congolesi hanno raggiunto la cifra di 1 milione, numero di gran lunga maggiore rispetto ai rifugiati di paesi come Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria e Yemen.

In un contesto di estrema povertà, emarginazione e instabilità politica, la violenza prospera da decenni, solo nel Nord e Sud Kivu e nella provincia dell’Ituri sono attivi 130 gruppi armati che si scontrano a causa di motivazione politiche, controllo del territorio e delle risorse minerarie.

Un Paese che ospita i missionari salesiani da circa 110 anni, nel 1911 i primi Figli di Don Bosco fondarono la prima opera nel Congo Belga, l’obiettivo principale consisteva nel costruire scuole e occuparsi della scolarizzazione. La crescita delle missioni salesiane in Repubblica Democratica del Congo è stata costante, ad oggi si contano 27 comunità (canoniche e non canoniche) con circa 50 opere annesse.

A Kinshasa, capitale del Paese, terza area metropolitana più grande dell’Africa con circa 18 milioni di abitanti, i salesiani gestiscono cinque grandi opere, attive oramai da più di 30 anni, sparse in diversi distretti: Lukunga, Kingabwa, La Gombe e due a Masina.

Nel distretto di Lukunga i Figli Di Don Bosco oltre alla parrocchia, gestiscono la scuola primaria, la scuola secondaria e il centro di formazione professionale. Oltre ai progetti educativi, i salesiani si occupano di sviluppo agro-pastorale del territorio, mettendo a disposizione di alcune famiglie vulnerabili della parrocchia di Saint Jean Bosco alcuni appezzamenti di terra per permettere loro di coltivare piccoli orti, risorse fondamentali per la sussistenza alimentare ai loro cari.

Nell’opera di Kingabwa, invece, quartiere situato nella zona industriale, dove è presente un alto tasso di delinquenza giovanile, è presente una scuola primaria, una secondaria e una parrocchia, mentre nel distretto di La Gombe nel 2013 il Ministero dell’Educazione ha dato in gestione alla comunità salesiana un enorme complesso scolastico dentro un campus educativo con diverse scuole.

A circa 2.300 km ad est, attraversando l’intero Paese, troviamo nel capoluogo della provincia del Kivu Sud, la città di Bukavu, sul confine con lo Stato del Ruanda. Una città da sempre teatro di scontri a fuoco tra truppe paramilitari e soldati governativi, tristemente nota a causa del conflitto del Kivu del 2004 che ha portato violenza e abusi, oltre alle numerose vittime fra i civili.

In questa missione, dal 2014 i Figli di Don Bosco si occupano di bambini di strada, giovani poveri e analfabeti che hanno abbandonato la scuola. L’obiettivo dei salesiani, insieme a un team di psicologi e assistenti sociali, consiste nel far di tutto per salvarli dalla strada, accoglierli nel Centro salesiano e successivamente, dopo il percorso di prima accoglienza, inserirli in un percorso alfabetizzazione e di formazione professionale nella scuola tecnica École des métiers Tuwe Wafundi. Insegnare loro un mestiere spendibile nel mercato del lavoro, con corsi di carpenteria, edilizia, meccanica, falegnameria e saldatura, rappresenta l’unica possibilità di riscatto per i ragazzi di strada di questa zona.

Concluso il percorso formativo i salesiani si occupano del reinserimento familiare graduale, durante le vacanze scolastiche i ragazzi trascorrono alcune settimane con le famiglie disposte ad accoglierli. Per sostenere economicamente le famiglie è previsto un percorso di AGR (attività generatrice di reddito), un piccolo finanziamento utile per esercitare un’attività capace di generare reddito soddisfacente per poter crescere i propri figli. Il sistema di micro-credito per avviare o rafforzare un’attività che possa garantire una certa stabilità economica (generalmente piccole attività di sartoria o vendita di generi alimentari) è un programma molto efficace per sostenere le “mamme coraggio”, come le chiama Don Pietro Gavioli, missionario in Rep. Dem. del Congo da oltre 30 anni.

Bukavu è una missione che presenta molti punti in comune con Lubumbashi, la terza città per grandezza del Paese, dove povertà e disgregazione delle famiglie sono le principali ragioni del drammatico numero di bambini e ragazzi che affollano le strade. Anche qui l’impegno dei salesiani, grazie al percorso di accoglienza e riabilitazione al Bakanja Centre, è stare al fianco dei ragazzi e delle ragazze di strada per garantire loro una vita serena e un futuro migliore.

Sempre al confine col Ruanda, a 200 km da Bukavu, si trova la missione salesiana di Goma, nota in questi giorni a causa dell’attentato all’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Dal 1997 in un panorama desolante a causa di guerriglie, morti, sfollati e bambini soldato, il Centro Don Bosco Ngangi rappresenta un punto di riferimento per chiunque abbia bisogno di aiuto, in particolare ragazze madri e giovani vulnerabili che vengono accolte e seguite in percorsi di sostegno psicologico, educativo-motivazionale per l’acquisizione di conoscenza di sé e autostima e infine formazione professionale e micro-credito per lo sviluppo di piccole attività generatrici di reddito

Se nel centro del Paese, a Mbuji Mayi, uno dei due principali centri dell’industria diamantifera, la missione salesiana è portata avanti da don Mario Perez, salesiano venezuelano, che si occupa da anni di violazione dei diritti dei bambini, in particolare dal fenomeno di bambini orfani, disabili, albini accusati di stregoneria, costretti ad abbandonare le loro case e vivere per le strade della città. All’estremo sud al confine con lo Zambia, nella città di Kasumbalesa, nota come città di passaggio di importanti flussi migratori, si trova uno dei più grandi progetti presenti nel Paese: l’ospedale Notre Dame de Lourdes. Una struttura ospedaliera, inaugurata il 15 agosto 2019, costituita da un reparto di maternità e 5 ambulatori specializzati. Un complesso che in poco tempo è diventato un simbolo della zona, ricevendo il riconoscimento dallo Stato. Un ospedale costruito nel cuore dell’Africa, in un paese dove non esiste il servizio sanitario pubblico, dove le cure non sono gratuite e dove gli ospedali sono un numero molto limitato in proporzione ai residenti. Oggi presidio fondamentale per la lotta contro diverse patologie come malaria, aids, tubercolosi e nell’ultimo anno anche covid-19.

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