Il grido di aiuto dal Guatemala, fame e povertà dilagano

Se pensiamo al Guatemala la prima immagine che ci viene in mente è la vastissima carovana di migranti che nelle ultime settimane sta attraverso il paese. Migliaia di persone partite dall’Honduras, in America Centrale, stanno cercando di raggiungere gli Stati Uniti nella speranza che la nuova amministrazione americana cambi le politiche di accoglienza. Persone che, scappando dalla fame e dall’indigenza, da un paese sprofondato in una crisi devastante, sono state bloccate dalla polizia e dell’esercito del Guatemala per impedire il loro passaggio. Gli scontri di questi giorni tra le forze armate e i migranti sono molto violenti: manganelli, gas lacrimogeni, cariche dispersive, l’obiettivo e non far passare nessuno.

Queste ultimi vicende stravolgono un paese già molto instabile politicamente, segnato da una guerra civile durata 36 anni e da diversi colpi di stato portati avanti dai militari che tuttora sono a capo del governo. Molte persone stanno transitando e cercano da mangiare, non si fermano neanche a dormire perché hanno interesse ad andare più avanti possibile. Hanno una fame incredibileafferma Giampiero Nardi, missionario salesiano, a Vatican News perché si vede che sono giorni che non mangiano. Ci sono un sacco di bambini piccoli e nella nostra Casa del Migrante ci sono anche due unità famigliari, che in questi anni abbiamo usato poco, e che in questi giorni invece sono piene. Stiamo cercando di far fronte all’emergenza, offriamo una media di 150 pasti al giorno, il pentolone della minestra è sempre pieno per quelli che vengo”.

Padre Giampiero, Figlio di Don Bosco a San Benito in Petén, nel nord del Paese, missione fondata alla fine del 2011 con l’intento di occuparsi dei ragazzi e delle ragazze a rischio devianza, conosce bene la situazione del Guatemala e sa che la gestione della folla dei migranti honduregni è un altro complesso evento che si aggiunge alla devastante tempesta Eta avvenuta nel mese di novembre, alla pandemia di covid-19 e a alla drammatica emergenza abitativa e nutrizionale che peggiora di anno in anno.

I danni delle inondazioni e delle numerose frane provocate dalle potenti tempeste sono ingenti: più di 50 persone morte, decine di abitazioni ricoperte di fango, gli uragani hanno privato le famiglie più povere anche delle misere baracche di ferro e nylon in cui vivevano. Piccoli laghi che spuntano dal nulla, tetti a livello dell’acqua, strade trasformate in corsi d’acqua e tantissime persone, famiglie, bambini e bambine, in particolare la popolazione indigena di etnia Q’eqchi’, rintanate in piccoli spazi provvisori in attesa di capire come provare a ricostruire una vita precaria già molto complessa.

“È stata una combinazione terribilmente perfetta. Il Covid-19 ci ha messo all’angolo da tempo. Poi su di noi si è abbattuto il diluvio, non universale, ma sì, devastante”, afferma Heriberto Herrera, direttore delle Missioni Salesiane in Guatemala a Info Ans.

I salesiani hanno deciso di rispondere all’emergenza abitativa che colpisce questa terra da molteplici anni, oggi accentuata dalla distruzione causata dagli uragani devastanti.

Le case più diffuse nel paese sono fatte di laminati di ferro o di nylon, la temperatura all’interno raggiunge i 42 gradi, per questo motivo i bambini vivono per strada e di conseguenza crescono in un ambiente poco sicuro, dove droga e violenza sono all’ordine del giorno. Le famiglie sono costrette a vivere ammassate in baracche piccole e buie, una condizione molto pericolosa anche per la diffusione del coronavirus.

Per far fronte a questo problema i missionari salesiani ci hanno chiesto un sostegno per costruire delle case in muratura che permettono alle persone più povere della missione di vivere con dignità. Padre De Nardi non ci ha indicato un numero preciso di case da costruire, l’intento è realizzarne più possibile per garantire una qualità della vita almeno accettabile.

Il Guatemala inoltre è un paese in cui la povertà e il tasso di malnutrizione cronica e di denutrizione infantile è tra i più alti al mondo. I missionari salesiani che stanno al fianco delle persone più svantaggiate ci ricordano che il 65,7% della popolazione vive in stato di povertà e il 16,2% in situazione di povertà estrema, per un totale dell’81,9% (dati dell’Istituto Nazionale di Statistica del Guatemala).

I bambini che muoiono di fame in Guatemala fanno registrare numeri esorbitanti, gran parte della popolazione non ha soldi per comprare il minimo indispensabile per prepararsi un solo pasto al giorno.

“A causa della scarsità d’acqua potabile e della povertà in genere che priva le famiglie di strutture necessarie d’igiene e di sanità, molte sono le malattie: tubercolosi, tifo, malaria, infezioni di ogni genere, vermi e diarree. Elevata incidenza delle malattie prevalenti nei bambini: condizionate dal poco o nessun accesso ai programmi di prevenzione e la mancanza di strategie di sicurezza alimentare”, questo è il quadro allarmante descritto da don De Nardi.

Data una situazione sempre più difficile a cui si è aggiunta l’emergenza sanitaria ed economica causata dal covid-19, i Figli di Don Bosco hanno deciso di avviare un programma di aiuti per contrastare l’emergenza nutrizionale. Il primo step del progetto consiste nel portare acqua e cibo alle famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine giornata.

La richiesta di aiuto dai missionari riguarda la distribuzione di kit di prima necessità costituiti da generi alimentari e prodotti per l’igiene: pacchi di riso, mais, olio, fagioli, sapone, aiuti che verranno consegnati mensilmente a 100 famiglie della parrocchia salesiana di San Benito.

Noi di Missioni Don Bosco ci stiamo mettendo tutto il nostro impegno per sostenere le missioni salesiane in Guatemala, vi chiediamo un aiuto per poter rispondere a questo crescente bisogno. Le famiglie guatemalteche non hanno nessuna responsabilità, le mamme, i bambini, gli anziani vogliono solo poter vivere una vita più serena possibile.

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