Gioia e letizia per Don Bosco approdato ad Haiti 85 anni fa

Haiti non sarà dimenticata“: la premonizione di Don Bosco si è realizzata il 27 maggio 1936, quando arrivarono sull’isola i primi salesiani, tra i quali padre Pierre Gimbert e il coadiutore Adriano Massa. La loro missione era di impiantare l’Opera salesiana in questo Paese. La popolazione accolse il nome di un nuovo santo, e da allora ogni 31 gennaio centinaia di giovani e di fedeli si riuniscono nelle case SDB e FMA per celebrare in modo grandioso la festa del “Padre e Maestro della gioventù” in un clima di gioia e di letizia.
L’affetto è tale che il patronimico ‘San Giovanni Bosco’ oggi è diffusissimo. La prima volta apparve come insegna dell’opera con cui i salesiani esordirono, la Scuola Nazionale di Arti e Mestieri (ENAM) costruita dallo Stato haitiano e affidata ai figli del ‘santo dei giovani’ allo scopo di sostenere l’educazione dei giovani poveri della zona Dessalines della capitale Port-au-Princ.

In ogni struttura di Haiti la famiglia salesiana fa in modo che ogni bambino, ogni adolescente, ogni giovane si senta a proprio agio. Si realizza così il desiderio del Fondatore: che ogni opera diventi una casa che accoglie, una parrocchia che evangelizza, una scuola dove ci si forma per la vita e un parco giochi dove ci si incontra con gli amici e si vive nella gioia. Questo è l’impegno di tutti, condizione perché si realizzi la missione di formare “buoni cristiani e onesti cittadini“.

Una festa di vita fatta di gioco, di condivisione, di liturgia

Durante tutto l’anno vengono organizzate celebrazioni religiose e attività extrascolastiche a favore dei bambini, degli adolescenti e dei giovani delle nostre case o dei dintorni, ma è maggiormente la festa di San Giovanni Bosco a vedere risplendere la gioia su tutti i volti. È un momento atteso sia da tutti coloro che conoscono a fondo il carisma salesiano sia da quelli che hanno partecipato anche solo una volta a una festa salesiana. A volte per motivi pastorali, dove c’è un lavoro multisettoriale con un numero molto elevato di persone in ogni settore, per alcuni si celebra la solennità in anticipo e nello stesso giorno per altri: così il grande giorno dura più di una giornata.

Festeggiamo la vita: mangiamo insieme, giochiamo insieme, organizziamo giochi di squadra… Creiamo un clima di gioia e lo viviamo intensamente: il 31 gennaio diventa una data memorabile nelle nostre scuole, nei nostri centri giovanili, nelle nostre chiese. Si tratta di giornate piene di attività, con gli orari che si adattano alle diverse fasce di partecipanti. Ci sono celebrazioni liturgiche per gli studenti di diverso grado, celebrazioni liturgiche per tutti i fedeli e quelle speciali per i giovani dei nostri oratori e centri giovanili; ci sono giochi di ogni genere, gare, intrattenimenti musicali, finali dei campionati di calcio o di altri sport, finali festi-geniali, gratificazioni, presentazione di trofei e targhe d’onore. Non è esagerato affermare che questa festa lascia un segno indelebile nella vita dei nostri giovani.

Infine, sempre benvenuta, l’agape fraterna. Per studenti, insegnanti, fedeli, rappresentanti dei gruppi delle nostre parrocchie e delle cappelle, dei patronati e degli oratori e i centri giovanili, personale di supporto, non si festeggia se non c’è un pasto caldo. I gruppi spesso approfittano di questi momenti per mettere in mostra il loro talento offrendo al pubblico alcuni assaggi del loro repertorio culturale o religioso: teatro, commedia, drammatizzazione di alcune scene della vita di Don Bosco fanno parte del menu culturale. Un film sulla vita del santo viene mostrato ai ragazzi e alle ragazze: spesso ne escono stupefatti, citano episodi che i personaggi hanno interpretato o frasi pronunciate dal protagonista.

Una festa preparata con molta cura

Se prima dell’arrivo dei figli di Don Bosco ad Haiti il 31 gennaio aveva un carattere ordinario, dal 1936 è iniziata una tradizione di festeggiamenti che invade il Paese. Una novena o un triduo di preparazione preparano i partecipanti, secondo un programma comunitario prestabilito dai membri di ogni comunità locale: si scelgono i temi da affrontare ogni giorno, proponiamo di rivivere alcuni aspetti della vita del santo rilevanti per i nostri giovani o per tutta la Chiesa. San Giovanni Bosco è sempre evocato come colui che conosce la nostra miseria, e per questo è considerato capace di intercedere per noi.

Ogni anno, questo giorno è atteso come un guardiano che guarda l’alba. La riprova è che se per un motivo o per l’altro i salesiani non riescono a celebrare l’evento nella debita forma, tutti si lamentano. San Giovanni Bosco, nella persona dei suoi figli e delle sue figlie, si trova bene per stare con e per i giovani poveri della terra di Dessalines, terra che portava nel cuore. Una terra che non si dimentica, secondo i suoi desideri.

I ragazzi cantano in creole: “Ou se yon zanmi Bondye bay tout peyi, tout ras ak tout koulè pou jèn ki san mwayen”, che significa “Tu sei un amico che Dio dà a tutti i Paesi, a tutte le razze, per i giovani più poveri”. Sicuramente il prete santo di Torino ama molto anche i ragazzi (e i “ragazzacci”) di Haiti.

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